venerdì 1 gennaio 2010

UN VIAGGIO VERSO L'IGNOTO:IN PARTENZA PER BERLINO!




12 dicembre 2009. 5.30 del mattino. I candidi fiocchi di neve hanno smesso di lottare contro un terreno troppo caldo per riuscire a sopravvivere. Stava iniziando una giornata come le altre sull’Altopiano di Asiago, ma per noi, 80 ragazzi, quello sarebbe stato un giorno memorabile...
... Ecco i due pullman tanto attesi: sostano nel piazzale antistante il Palazzetto del Ghiaccio di Asiago! Saliamo freneticamente. Un viaggio. Destinazione: Dresda. Quasi 12 ore di pullman, soste comprese, ma nessuno si lamenta. Siamo tutti felici di abbandonare la scuola e il lavoro. C’è chi gioca a dama, chi a carte, chi corrompe l’autista per mettere in piedi in venti secondi una mini-discoteca, chi dorme, chi chiacchiera, chi canta. Dodici ore passano in fretta. In realtà, la vera destinazione è Berlino. Il ventennale della caduta del muro che per 28 anni ha diviso l’Europa.
Non sapevamo cosa significasse questa frase, non ce ne rendevamo conto ed è proprio questo che ha spinto Roberto Rigoni, vicesindaco del comune di Asiago, e Franco Sella, assessore allo sport, ad organizzare il viaggio. Un viaggio culturale, un viaggio che voleva far capire come un muro alto pochi metri possa dividere due mondi completamente diversi.
...Il primo giorno, ci soffermiamo a gustare le meraviglie di Dresda. Una guida locale, che parla la lingua italiana, ci spiega in modo molto semplice la storia di quella piccola cittadina in stile barocco che più volte è stata bombardata. Veniamo attratti, soprattutto, da quell’architettura tanto arzigogolata macchiata, però, dal nero del fumo. Ricordo il nostro stupore: non riuscivamo ad immaginarci la situazione perché non avevamo mai assistito ad una scena simile, perciò nella mente di ognuno sorgevano immagini differenti, immagini suggestive, immagini di un passato che non si cancellerà mai...
...Ce ne rendiamo conto solo quando i nostri occhi vedono Berlino Est. Ne rimaniamo delusi. Ci aspettavamo una grande città, qualcosa di nuovo, ci ritroviamo, invece, davanti enormi casermoni degli anni ’60, decori stereotipati, l’arte del regime sovietico. Una faccia della medaglia. A pochi metri, ad una distanza inferiore rispetto quella che tutti voi impiegate per andare a comprare il pane fresco la mattina, Berlino Ovest. Due mondi diversi, due storie diverse, due arti diverse, due mentalità diverse. È assurdo. Inimmaginabile. La storia non la conosciamo bene, quella raccontataci dai libri di scuola non rende sempre giustizia a ciò che è stato e ciò che è. Un muro, un muro che ora è colorato, un muro che divideva chiese, scuole, famiglie intere, un muro che la sera del 9 novembre del 1989 è crollato solo per una parola : “Immediately”.
...Mi soffermo di fronte ad un’immagine: una madre intenta a passare il proprio neonato al padre che aspettava oltre il muro, oltre il reticolato. Avrebbe vissuto meglio nella Berlino occidentale. Nei miei occhi solo la paura di non poter capire, di vivere a posteriori quegli istanti così lontani dalla mia vita e dal mio presente.
I mercatini di Natale che ora pullulano in quella zona richiamano alla mente le nostre montagne. È bello sentire per un po’ aria di casa! Dopo tutte queste verità, arriva il momento di riunirsi in una Chiesa, dove il nostro caro Don Federico celebra la messa, una messa in ricordo di tutti coloro che in questi luoghi hanno perso la vita, ma una messa anche per noi, pellegrini per cinque giorni. Segue poi un concerto natalizio sulle note di Bach.
È arrivata l’ora del ritorno. Un po’ di nostalgia pervade l’animo di tutti. Infondo, in questo viaggio non c’è stata solo l’attenzione per la storia del paese o per le sue meraviglie: abbiamo conosciuto nuovi amici, ci siamo divertiti tutti assieme, siamo tornati a casa con qualcosa di più, in noi stessi prima che nella nostra cultura. Voglio sfidare chiunque a non ricordare le infinite zuppe mangiate a metà, i piatti ancora mezzi pieni di cibo che il nostro palato rifiutava e le ore passate al McDonald’s per riempire un po’ il proprio stomaco che ormai non sapeva più come chiedere aiuto! La lingua, poi, è stata un grosso problema. L’accento tedesco faceva risultare incomprensibile anche il poco inglese nelle nostre competenze. Siamo riusciti, comunque, a cavarcela in un’altra nazione e per molti è stato il primo viaggio da soli all’estero. Ma non eravamo realmente soli, bensì tutti assieme, uniti davanti a quel muro che, se non posso dire sia parte di noi, è altresì un mattone imprescindibile della storia recente della nostra Europa!

Carli Stefania

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